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Olimpiadi di Rio de Janeiro : appunti di Matteo Piombo

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Tutto è pronto e il prossimo 5 agosto comincia una nuova olimpiade a Rio de Janeiro, sembra ieri quando l’hanno assegnata ed è arrivato il momento. La squadra azzurra è definita e guardando i nomi non è che si possa sperare in molto, soprattutto per i campioni che abbiamo perso per strada. L’ultimo Gianmarco Tamberi, tra i favoriti dell’alto col suo 2,39 si è infortunato, non sarà in pedana. La sua eccezionale stagione 2016 è finita a Montecarlo. Come lui non sarà della partita Alex Schwazer, il nostro più forte marciatore fermato da un accusa di doping molto strana e piena di enigmi non chiariti. Si spera che la giustizia trionfi alla fine, ma intanto come per altri campioni è fuori dai giochi. E appare chiaro dalla tempistica della cosa che molte cose non quadrano in questa faccenda, a cominciare dai prodotti dopanti che avrebbe assunto, più adatti a un lanciatore che a un atleta che pratica specialità di durata. Altre le assenze come i triplisti Greco e Schembri, due atleti da finale almeno, anche per loro niente Rio. Veniamo ai presenti, cercando di essere realisti. Abbiamo due atleti sui 200 metri. Ricordiamo che si corrono vari turni, e in queste manifestazioni conta chi riesce ad andare forte in gare consecutive. Molti atleti sono bravi a fare un singolo exploit, ma poi a ripetersi in quattro turni successivi non è semplice. Manenti sembra il più regolare nei risultati, Desalu ha il tempo migliore, ma per entrambi arrivare in semifinale sarebbe già un successo. Sui 400 metri abbiamo Matteo Galvan, e li qualche speranza di arrivare alla semifinale si potrebbe averla. Se il veneto arriva a Rio recuperando le fatiche di Rieti e Amsterdam, dove si è prodotto in 45”12 che è il nuovo record italiano, potrebbe conquistare una corsia tra i semfinalisti.

A Rio per arrivare a quel traguardo deve saper correre sotto i 45”7-45”5 almeno in due turni, lo può fare e noi ci speriamo. Giordano Benedetti sugli 800 quest’anno è stato un po’ in ombra, e questo ci fa pensare che stia entrando in forma. Ha corso tre volte sotto 1’47” senza mai fare grandi prestazioni. Però ha nel suo repertorio altro, lo si è visto un anno fa in finale di Coppa Europa. Il suo difetto e di correre troppo prudente in batteria e di rischiare di essere subito eliminato, come lo scorso anno ai mondiali. Il non aver brillato finora può voler dire che entrerà in forma per le Olimpiadi. Da lui potremmo anche sperare in una corsia di finale. Sarebbe un grande traguardo per questo atleta, molto bravo ma che non ha mai convinto del tutto. Nei 3000 siepi abbiamo due atleti, entrambi esperti ma con poche chances di finale. Per Chatbi e Floriani arrivare tra i primi 12 sarebbe un grosso successo. Bisognerà che corrano al massimo la qualificazione, senza tatticismi.  Unico saltatore in alto a rappresentarci è Silvano Chesani, atleta che in passato era regolare a 2,30 ma che ha gareggiato poco quest’anno. Un sicuro vantaggio dal lato agonistico. Ma anche Chesani può al massimo sperare in un piazzamento tra i primi otto, nella migliore delle ipotesi. Fabrizio Donato sarà in pedana nel triplo, un premio alla carriera forse ma immaginare quest’atleta quarantenne oltre i 17 metri ci sembra troppo ottimista. Visti i risultati di quest’anno già arrivare in finale sarebbe un gran traguardo. Il martellista Lingua è un altro atleta esperto e regolare sui 75 metri, bravo di solito in qualificazione. Se arriva alla finale anche lui non ha molto spazio oltre un piazzamento da ottavo-decimo. Nella marcia, nostra storica principale fonte di medaglie, abbiamo tre giovani di talento. Giupponi e Caporaso hanno poche esperienze mondiali. De Luca nella 50 km. è il nostro uomo di punta. Sperare in una medaglia da lui è ottimismo, ma in una gara così lunga conta molto essere in giornata giusta. Speriamo quella di De Luca sia a Rio de Janeiro. Nella maratona La Rosa e Meucci sono due specialisti del fondo in pista che hanno allungato, il solo Pertile è maratoneta con varie esperienze. Non sono atleti da medaglia ma anche per loro conterà molto come si svilupperà la corsa. Nessuno dei tre è Bordin, Baldini, Pizzolato o Leone. Non abbiamo staffette maschili, la 4x100 ha corso bene ad Amsterdam ma in finale non ha ottenuto il tempo per andare alle olimpiadi. In tutto portiamo a Rio 15 uomini e un bilancio positivo sarebbe vedere almeno 5 finalisti. Le donne saranno 23 e qualche chance in più qui la abbiamo. Tre sono le nostre atlete più in vista. Alessia Trost nel salto in alto è stata a fasi altalenanti quest’anno e agli europei è arrivata solo sesta con 1,89. Però è atleta da 2,00 se trova la giornata giusta, e se in finale riesce a motivarsi per lei una medaglia è possibile. Libania Grenot è un atleta esperta, ha tempi di valore e una lunga carriera alle spalle. Non sarà facile arrivare tra le prime otto, ma può farcela se riuscirà a gestire bene i turni eliminatori. La Satiusti Caballero sugli 800 è un atleta atleta di esperienza, ha 31 anni e da cubana ha fatto 1’58”. Oggi è regolare sui 2’00”-2’01” e se la finale sarà una gara non tirata potrebbe far bene. A patto di non commettere l’ingenuità di farsi chiudere nella fase decisiva come nella finale europea. Nella velocità abbiamo Gloria Hooper, giovane di talento, ma per lei sarebbe già un ottimo risultato arrivare al secondo turno. Sui 1500 Margherita Magnani ha dimostrato finora due cose. La prima e di saper correre con regolarità in 4’07”-4’09”. La seconda è di essere carente dal punto di vista tattico. Se saprà gestirsi meglio che ad Amsterdam potremo vederla nella finale. Veronica Inglese è stata bravissima in Olanda, ora sui 10000 potrà confermarsi con avversarie più forti. Ovviamente contro lo strapotere dei paesi africani per la pugliese ripetersi su buoni tempi (sotto i 32’) e arrivare nelle prime 12 sarebbe un eccellente risultato. Sui 400 hs abbiamo tre atlete. In grande crescita la giovane Ayomide Folorunso, apparsa molto brillante sia agli assoluti che agli europei. Marzia Caravelli ha invece avuto alti e bassi. Yadisleidy Pedroso è tornata dopo infortunio. Delle tre speriamo che almeno una giunga in semifinale. Per le altre te saltatrici (Malavisi nell’asta, Derkach nel triplo e Rossit nell’alto) un risultato importante sarebbe giungere in finale, superando la qualificazione. Non sarà facile ma tutte e tre possono riuscirci. Nella 20 km. di marcia abbiamo due atlete che possono darci soddisfazioni. Eleonora Giorgi ha grinta e carattere e potrebbe trovare in Brasile la sua giornata, al punto da giungere sul podio. Elisa Rigaudo è stata una delle nostre migliori marciatrici, ha ancora molte potenzialità ed è certo esperta e motivata. La giovane Palmisano farà un utile esperienza con obiettivo almeno giungere tra le prime quindici. Nella maratona abbiamo tre atlete esperte, Valeria Straneo e Anna Incerti hanno esperienze e risultati internazionali nel loro palmares. Chaterine Bertone, che ha il miglior tempo annuale con 2h30 è, nonostante l’età la meno esperta, in gare internazionali. Ma nella maratona, come nelle prove di marcia su strada, importante è anche trovare la giornata giusta. Ci sono sempre outsider che magari vengono fuori il giorno della gara. Abbiamo poi la staffetta 4x400 che da alcuni anni è la nostra migliore in assoluto. Capace di correre con regolarità da 3’25” a 3’27”. Un quartetto affiatato, con due valide riserve, per loro l’obiettivo è essere in finale. Sono la nostra unica staffetta a Rio e in questa riponiamo molte speranze. In sostanza come attese non possiamo illuderci molto, una decina di finalisti sarebbe già un ottimo risultato. Piu arduo sperare in medaglie. A Messico 1968 abbiamo vinto due bronzi con Ottoz (110 hs) e Gentile (triplo). Ecco oggi siamo a quel livello, ma non abbiamo atleti del livello di Ottoz e Gentile.

Matteo Piombo

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