Roberto Moro alla Parma Marathon
15 ottobre Il nostro atleta si è cimentato oggi sulla distanza regina e ci racconta come è andata… ……Il mese di ottobre è il mio preferito per correre la maratona. Dopo aver esercitato le idee su un paio di internazionali (in questo momento giudicate troppo impegnative per tempo e denaro) e su Carpi (annullata) ho scelto quella di Parma. Oggi si è svolta la seconda edizione, con più di milletrecento iscritti. Partenza ed arrivo presso il parco della cittadella, non distante dallo stadio Tardini. Come l’omonima alessandrina è una grande, vecchia fortificazione con fossato ed alte mura difensive. Si sono corse in contemporanea, creando qualche affollamento, una trenta, una dieci e la staffetta sulla lunga distanza. La giornata limpida e serena ma fresca nelle prime ore della mattinata ha aiutato l’evento. La città è solida e pulita, con un centro molto ben tenuto che abbiamo attraversato nel primo tratto prima di raggiungere il parco ducale e dirigerci poi a sud est, verso la sagoma dell’appennino. Il primo tratto di gara sale di altitudine dai quasi settanta metri della città a più di centoquaranta al ventesimo. Fino al venticinquesimo si va e si viene in un tratto ondulato e spinti dagli organizzatori anche su un chilometro di strada sterrata, sassosa e bianca, più o meno tra il ventiduesimo ed il ventitreesimo. Dopo comincia il ritorno in opposte direzione e pendenza. Qui stava un po’ la chiave di lettura della gara. Dal noto “muro” del trentesimo in poi molti sono entrati in crisi. Probabilmente avevano speso troppo nella prima parte e poi, nonostante la pendenza favorevole, hanno esaurito il carburante. Come spesso accade nelle cittadine che iniziano e finiscono in centro, il viaggio faticoso e lungo è stato quello nei dintorni dove, su stradoni semideserti e sempre uguali che attraversano periferie e campagne circostanti, la fatica è trovare concentrazione e punti di riferimento. Il sole alto e splendente ci ha accompagnati per tutto il percorso consigliando di sostare a tutti i rifornitissimi ristori per idratarsi (e rifornirsi di qualche caloria che non guasta mai) ed approfittare degli spugnaggi per lenire le temperature fatalmente da ebollizione che raggiungono le meningi sotto pressione e celate da fasce e cappellini. Il popolo variopinto, multicolore e talvolta goliardico della 42 chilometri c’era tutto, anche oggi, in un miscuglio di generi, abbigliamenti, fasce d’età e taglie dalla XXS alla XXXL. Corridori scalzi, altri in costume da pellerossa o da diavolo con corna e coda rosso carminio hanno affrontato il tragitto convinti che la loro storia poteva valere il viaggio. La maratona è così, attira. Ognuno poi ci mette del suo per starci dentro. Un amico di Milano mi ha presentato sullo schieramento di partenza un suo conoscente di una quarantina d’anni con centocinquantadue maratone all’attivo. Mi è parso un fenomeno giusto il tempo della gara. All’arrivo l’ottimo speaker che intratteneva la folla di amici e parenti nel viavai del traguardo ha intervistato una ragazza che ne ha corse centosettanta in sette anni ed uno stagionato signore che ha dichiarato di essere a quota ottocentocinquanta. Evidentemente le persone collezionano di tutto. Personalmente da non molto ne faccio un paio all’anno. Sto meditando di salire a tre, gambe permettendo. Questa l’ho chiusa in poco meno di tre ore e ventisette, sul mio orologio. Vedremo i tempi ufficiali