Roberto Moro alla Brescia Art Marathon
11 marzo L’ira di Asgard sulla BAM I bresciani ad Odino devono averla fatta grossa. Il Signore del Valhalla oggi ha inviato suo figlio Thor il Dio del tuono a regolare i conti e per noi miseri mortali la Brescia Art Marathon è diventata un grattacapo. Gara che non dimenticheremo, d'accordo, ma ad esserci in mezzo c’è stato poco da ridere. Dopo aver speso una quasi settimana a consultare IL METEO dello smartphone ogni tre ore per vedere se le colonnine fucsia date sulla “Leonessa d’Italia” (appellativo che Giosuè Carducci volle conferire a Brescia) dalle 9 alle 13, ci siamo arresi all’evidenza. Mia moglie ieri, prima della partenza da casa ha sentenziato con un’occhiata tagliente “niente da fare previsioni confermate, pensaci bene”. Non ci ho pensato nemmeno per un’istante, se cedi ad un dubbio, qualsiasi, la maratona non la corri più. Figurarsi, i dubbi sono speculazioni razionali. Chi corre come me, da appassionato con scarse doti, distanze simili sa di cosa parlo. Un dubbio tira l’altro e la volontà femminile è decisamente più incisiva di quella malferma dei mariti. Avevo poi un alleato importante, un alibi di ferro. Ci siamo dati appuntamento con Stefano, un amico di Milano, con il quale abbiamo già corso la sua di casa e a Parma. Accordo per vederci a cena, discutere della gara e dei programmi reciproci (lui è un triatleta con diversi Ironman all’attivo, tanto di cappello). Le donne lo sanno, quando ci sono questioni di questo tipo tradire l’impegno sarebbe disonorevole e noi maschietti preferiamo sempre, se possibile, salvare l’onore. Eccoci quindi schierati in partenza con quelli della dieci e della mezza che si corrono in contemporanea. Ammassati come pinguini imperatore, sfruttiamo l’effetto mandria che ci regala un poco di tepore sotto una pioggia battente ed un vento a folate che ti lava la faccia. Cinque minuti in griglia bastano per infradiciarci per bene. Start in orario alle 9:15 per correre, almeno per me, quasi tre ore e mezza sotto l’acqua. Stefano ha lasciato al venticinquesimo per problemi intestinali (capita). Abbiamo affrontato la seconda metà sotto pioggia e vento che rinforzava e le folate che si trasformavano in raffiche. Dopo il traguardo nella splendida Piazza della Loggia ci siamo cambiati in spogliatoi tendone battendo i denti. La gara mi è piaciuta lo stesso e tornassi indietro la rifarei. La corsa è un po’ come il passato, si tende a dare risalto ai momenti belli. Gran premio della simpatia ai poveri ragazzi dei banchi degli spugnaggi, oggi tempo perso il loro. Gran premio della creatività ad anonima agenzia per un enorme cartellone pubblicitario di utensili da uomini: un trapano elettrico con la sua punta in titanio campeggia sotto la scritta “allora vuoi montare le tende rosa prima che tua figlia abbia diciotto anni?”. Città diverse, mariti inadeguati, sempre loro. Roberto Moro A questo link tutti i dettagli http://www.bresciamarathon.it/