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Santificare le feste

Il .

“Corri anche domani mattina? Anche se è festa?”. I due “anche” ravvicinati racchiusi nella lapidaria domanda di Carmen, ieri sera mi hanno sconsigliato di ribattere con la risposta che si è materializzata da sé’: “A maggior ragione”. Perché cercarsi delle grane? Mi sono limitato ad annuire con l’espressione più innocente e disarmante del repertorio a disposizione. Così stamattina alle 8:30, con il “fiato che si faceva fumo” per dirla alla Baglioni, mi sono incontrato nelle ventose vie del centro con Davide splendidamente colorato da scarpette e maglietta immacolate nel loro splendente giallo evidenziatore. Direzione giro del Castellone, a parer mio, da correre, uno dei tratti d’asfalto più belli dei nostri dintorni. Si diceva della festa che oggi è solida assai. Si può dire tripla. Pasqua, seconda per importanza delle religiose ed anche civile, in più sempre domenicale come vuole il calendario. Quest’anno è anche caduta il primo Aprile, annullando quel pesce che nei nostri anni scolastici dell’infanzia era temuto e rispettato. Per regola autoimposta non gareggio nelle feste comandate ma correre quello sì. Appena posso nei festivi indosso le braghette perché mi piace e mi rassicura. È come onorare la ricorrenza e nello stesso tempo fissare un punto: ci sono anche oggi ed intero. Davide condivide questa piccola debolezza anche se a dire il vero ignoro i suoi perché. I miei, come detto, sono semplici e forse infantili, Machissenefrega. Dopo due giorni ventosi, aspri ed a tratti piovosi stamattina sembrava di essere in un altro mondo. Non appena lasciata alle spalle la Salita Maina e raggiunta la quota di crociera niente vento, sole splendente e silenzio. Durante il tragitto abbiamo chiacchierato poco e ci siamo goduti il viaggio. Il vantaggio di conoscere bene un tratto per averlo già percorso e precorso e percorso è che tutto funziona in automatico e la testa gira al minimo. Negli occhi, mentre il tepore scioglieva gli ultimi macché, sono passate le belle ville addormentate, i giardini al risveglio, quelli già in lenta ma evidente attività. Poi le vigne, ancora strette tra l’inverno finito e la primavera che non comincia, i cani che presidiano i confini degli steccati, i galli che salutano a modo loro la giornata. Ecco a lato della strada la prima Madonnina, da questa parte in un colpo d’occhio il Tobbio, di là l’Ebro con la cima ancora infarinata. Si scende, appare la piana verso la terra lombarda, la corona dentata delle Alpi completamente immacolate oggi espone i bastioni del Rosa e del Monviso che quasi si possono toccare. Ci avviciniamo alla meta, modalità procedura di atterraggio attivata, prima di salutarci Davide mi guarda e dice: “Anche oggi i nostri dieci e mezzo li abbiamo spazzolati, possiamo rompere l’uovo senza sentirci troppo in colpa”. Ha ragioni da vendere l’amico, saggezze da runner navigato.

Roberto Moro

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