MONTE BOSSOLA 1137
8 aprile È stata la cima Bossola il “leit motiv” di una serena, piacevole e faticosissima occasione di allenamento oggi in Val Borbera. Gli Orsi provavano le Finestre e così Andreino Boggeri, padre spirituale, in settimana ha diramato una convocazione. Appuntamento alle 7 a Cabella per un prologo e l’intenzione di ricongiungersi al gruppo che sarebbe partito alle 8:30 dalla classica piazza di Cantalupo. Per me e Giacomo quindi ore 6:10 solito posto, un “di fronte alla Stazione ferroviaria” che per tutti e da sempre non dà adito a fraintendimenti. Il bar Mario di Cabella, con il suo splendido enorme specchio dipinto, è stato il rassicurante ritrovo iniziale. Dopo le prime battute che diluiscono i timori dei meno allenati, tutti a Cremonte percorrendo una comoda carrareccia che sale, talvolta irta, verso uno dei cento borghi da presepe di 365 giorni all’anno che punteggiano la nostra Valle. Discesa a Rovello (che con un semplice cambio di vocale ci trasporterebbe in Costiera Amalfitana) e tratto d’asfalto per Cantalupo via Rocchetta. In piazza il gruppo era già partito, una ventina di minuti di vantaggio difficilmente recuperabili. La nostra Decina, oggi ingentilita da una ragazza, ha dato l’assalto al sentiero per la Croce degli Alpini. Rifatto dopo quello di quindici giorni fa mi ha inesorabilmente confermato che le mie “gambette” non sono l’attrezzatura più adatta. Ma tant’è. Il mondo del Trail è fatto da chi ha corso su strada ed ora gli si è votato, da chi ha cominciato con boschi e pietraie e non cambierà mai e chi alterna asfalti e sentieri. Con Giacomo al momento apparteniamo all’ultimo gruppo convivendo magnificamente con chi ha optato per gli altri due. Roccaforte, Borassi con la miniatura della sua chiesetta, Camere vecchie, Costa Salata sono state le altre tappe attraversate prima di raggiungere l’agognato Monte Bossola, ultima cima prima della lunga discesa finale tra sassi mossi e resti del taglio dei rami falcidiati dalla galaverna di quest’inverno. Forse hanno fatto bene i giornali sensazionalisti a ribattezzarla Gelicidio, da queste parti ha effettivamente fatto strage di alberi, spezzando anche tronchi di più di venticinque centimetri di diametro. Alla fine in otto ore ed un quarto abbiamo corso (e spesso camminato) quaranta chilometri con un dislivello positivo di duemila metri. I tappeti di enormi primule che punteggiano i freschi ed ombreggiati angoli di sottobosco e due farfalle dagli incredibili colori: gialla e verde squillante ci hanno deliziato. Daniele Gagliostro, avvolto da maglietta in tinta Pendant con le ali delle due “svolazzanti tipette” voleva che dedicassi loro il pezzo. Ho scelto invece l’ultima vetta, l’abbiamo aspettata e nominata per quasi otto ore, mi è parso giusto.
Roberto Moro