Cinque di noi alla Cinque Laghi
2 settembre Una gara che rappresenta un caposaldo del podismo piemontese: quasi 500 partenti a misurarsi sui 24,3 km del percorso, due vincitori di grandissimo spessore quali Edward Young (il vincitore della Biella-Oropa) e Katarzyna Kuzminska. Atletica Novese presente con Paolo Dalia (ottimo 32° assoluto), Fulvio Giacobbe, Elena Borlandi, Monica Tamagno (per lei qualche guaio in seguito ad una caduta al 9° km ma non si molla…..) e Roberto Moro che ci racconta tutto….. “Abbiamo corso la Cinque Laghi di Ivrea. Quasi venticinque impegnativi chilometri di continui saliscendi. Chi si allena sui nostri colli non si sorprende né si spaventa ma in gara, si sa, risparmiarsi è improbabile. Con Monica, Elena, Fulvio e Paolo ci siamo trovati nel parcheggio prossimo al centro città nell’aria fresca di questa luminosa domenica. Ritiro pettorali in Piazza Ottinetti (la targa specifica trattasi di “patriota”) sede della famosa e cruenta (almeno così recita la “ vox populi”) battaglia degli aranci che ha annualmente luogo a carnevale. Ivrea mi era nota appunto per la strage degli agrumi pre quaresimale e per l’Olivetti. Da poco l’UNESCO ha decretato i palazzi cittadini della mitica, avveniristica fabbrica degli anni cinquanta e sessanta patrimonio dell’umanità. Noi italiani amiamo il nostro paese ma non riusciamo ad ammirarlo quanto gli stranieri. Da oggi so di un ulteriore terzo di notorietà cittadina. Nella famosa pasticceria Balla (bella) si produce la Torta Novecento spettacolo di Artigianato d’Eccellenza ed attentato alla Virtù della temperanza. Aspettando il momento della partenza Carmen, di supporto, preparava la bici per inseguirci nei su e giù, talvolta micidiali, che ci attendevano. Partenza dei cinquecento iscritti alle due gare (c’è anche una Due Laghi) alle 9 e qualcosa. Lambiremo i laghi Sirio, Pistono, Nero, San Michele e Campagna che occupano la conca verde tra la Serra morenica e la Dora Baltea. Luoghi mitici, la Morena, memoria di ghiacciai estinti da millenni, ci sovrasta con il suo taglio netto di terrapieno degli Dei e separa il torinese dal biellese. Il fiume, oggi d’acqua verde e opaca di neve liquefatta, popolava le nostre ore di studenti elementari disciplinati che cercavano di ricordare gli affluenti del Po. Attraverseremo i paesi di Borgofranco d’Ivrea e Chiaverano per tornare alla bella Piazza porticata attraversata dalla elegante via Palestro. Che dire, ambiente mozzafiato. Si corre tra muri a secco, giardini di dimore signorili, terrazze con colonne romaniche che sorreggono pergolati di vite e kiwi. Abbiamo attraversato boschi di castagno, noccioli e lecci, arrancato su salite irte di lastrico a pietra viva di ciottoli levigati prima nei letti dei fiumi e poi, messi a dimora, dal passaggio di suole e ruote antiche. Sembra il Kent inglese questo distretto senza purosangue ma con gli specchi d’acqua che riflettono il verde delle fronde e le sfumature del cielo. Ad essere precisi un Kent con una spruzzata di Colline Toscane e decisi sentori di montagna prealpina. Intorno a noi le cime più alte mostrano le loro vette spoglie, sotto i nostri piedi il terreno umido ma non troppo dopo le abbondanti piogge di ieri e ieri l’altro. Quando raggiungiamo Cima Stella con il suo santuario che domina Ivrea abbiamo ancora negli occhi i banani e i salici piangenti. Una lunga scalinata ci precipita in città. Ultimo chilometro, soffriamo ancora un poco sul pavé. Traguardo, anche stavolta è andata. Forse ci meriteremmo una fetta di Torta Novecento ed un flut di Erbaluce di Caluso Passito. Per ora un paio di bicchieri di tè tiepido e mezza banana, il ristoro di chi corre.