Fermare il tempo
Frank, negli spogliatoi, mentre si asciugava via la prima stanchezza della Mezza, mi ha detto: “Non si può fermare il tempo”. Cosa ovvia, se vogliamo. Poi ha raccontato: “Durante il giro di pista finale sentivo Massimo che diceva, stiamo per arrivare ad un'ora e quaranta….pochi secondi ad un'ora e quaranta e poi, fatidico, un'ora e quaranta”. Frank ha continuato: “Ero a venti, trenta metri dal traguardo, volevo stare sotto, non ci sono riuscito, il risultato non mi soddisfa fino in fondo”. Buono spunto, grazie Frank. Se spiegate ad una persona che non corre come si possa, per una manciata di secondi, passare dalla calda sensazione di appagamento all'acido amarognolo di una piccola delusione, probabilmente non capirà. Chi non corre, i suoi limiti e le sue sfide le misura altrove, su campi di battaglia di altro genere. Gli stradisti invece fanno i conti con i tempi, i secondi ed i risultati anno per anno, gara per gara. Funziona così, un po’ per tutti. I tempi ed i risultati personali si combinano e si vivono comparandoli con i propri e quelli degli altri. Il tempo di una gara è un punto di riferimento, interno con se stessi ed esterno per misurare il mondo delle corse. Rappresenta, probabilmente, quello che altitudine e difficoltà della parete rappresentano per gli alpinisti, distanza assoluta e dislivello per gli amanti del trail, condizioni del mare e nodi del vento per i velisti. Tutto lì. Ha ragione Frank il tempo può essere sfidato, studiato e combattuto ma non fermato. È il bello di un passaTEMPO, la corsa, che ha, nel tempo nello spazio e nel respiro i suoi vertici. Non amo le Mezze, sono gare che non ti lasciano possibilità se non di soffrire intensamente. Oggi alla nostra “Maratonina” ho chiuso in 1:33 e rotti. Sulla distanza è il mio personale di sempre, rispetto al precedente di 1:35 e rotti. Sono contento di averlo fatto a casa, penso sia difficilmente replicabile. Dedico, con tutte le mie forze, questa calda sensazione di appagamento a chi mi vuole bene. Roberto Moro