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Seguendo Gigi di Roberto Moro

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16 dicembre - Per dirla all’inglese: “stamattina eravamo cinque di noi seguendo Gigi”. Traduzione: stamane 8:15 in Piazza Venti, tra uno sbuffo e l’altro dei minuscoli fiocchi di neve che ci volteggiavano intorno, appuntamento con Toma, Il Tof e Giovanni Cavalli. Ci raggiungeranno fra poco Gigi Fioroni e Berrino Junior, figlio del nostro Presidente. Obiettivo dichiarato: primo sopralluogo nei sentieri della zona di Monterotondo per vedere (come preannunciato ieri al Museo dei Campionissimi in occasione della festa sociale annuale) se ci sono le condizioni per organizzare una gara di Trail la prossima estate. A fare da guida sono stati scelti Gigi e la sua bicicletta off road dalle larghe, larghissime ruote. Ci trasferiamo nella zona dell’Azienda Bollina, dove parcheggiamo e facciamo il punto. La neve ora cade rada ma c’è parecchio freddo, saltelliamo e corricchiamo, parliamo, risaltelliamo, decidiamo il da farsi. Si parte, via verso Montei ed il suo Santuario. Un inizio che è tutto un programma, sono in coda al gruppo arrancando nella salita che non vuole saperne di finire, davanti c’è Gigi che tra una pedalata e l’altra sorride ed impenna un po', tanto per gradire. Del resto, come gli dico per scherzo, se io fossi un violino lui sarebbe la mia custodia, centodieci chili di forza della natura che ne avvolgono una sessantina di diversamente giovane ormai fané. Ci guida allegro e deciso il Gigi. Spiega che questi luoghi li frequenta, pedalandoli da ormai quindici anni, con il suo gruppo di giovani bikers. Dopo la salitissima asfaltatissima ci precipitiamo nel bosco e comincia il bello. Ci accoglie un paesaggio scintillante nella pur poca neve appena scesa. La via si trasforma in un sentiero corribile ma assai stretto, come dicono i moderni un single track. La sottilissima patina bianca che ricopre il passaggio tortuoso pare farina. Le nostre scarpe sgranocchiano foglie ed erbe gelate che scricchiolano come la crosta del pane appena sfornato. Ecco, si corre in una panetteria congelata da un incantesimo, come nelle fiabe. La mattina è magnifica, la nebbia avvolge il panorama. In lontananza paesi, cascine, vigne faticano a raccontarci i loro colori, ci circonda poca luce lattiginosa. Usciamo allo scoperto e cominciamo il saliscendi tra campi gelati e larghe carrareccie, passiamo accanto ad una diga che forma un laghetto inadeguato, magari è in manutenzione. Durante il percorso incontriamo molte tra le più note aziende che sulle nostre colline producono il Gavi d.o.c.g. famoso nel mondo. Continuiamo a correre cercando di stare dietro alla nostra guida. Nel terreno molle e fangoso si sono impresse le orme di cinghiali, daini, zoccoli di cavalli al passo. Il gelo notturno le ha pietrificate in una moltitudine di buchi e buchetti, avallamenti ed asperità. Specialmente in discesa occorre fare attenzione. Viene confermata la teoria che in fondo la corsa è proprio una metafora della vita: “guardare sempre bene dove si mettono i piedi, non si sa mai”. Torniamo sui nostri passi, attraversando un paese vedo un boschetto di ginestre scheletriche, se riusciremo nell’intento il giorno della gara magari traboccheranno di fiori gialli e gonfi. Penso al vai e vieni delle stagioni. All’arrivo ci aspettano le macchine, immobili nel freddo. Ci salutiamo. Gigi ci stringe la mano con la sua morsa sincera ed il viso aperto in un sorriso. Stamattina guidandoci ci ha regalato qualcosa di suo. Grazie davvero.

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