Il racconto dell’Ultramaratona del Lamone
9 gennaio - L’ultramaratona della Pace sul Lamone è una delle mie gare preferite. Tradizionale appuntamento di inizio anno, per noi amanti delle lunghe distanze, si svolge a Traversara di Bagnacavallo, nei pressi di Ravenna, lungo un percorso ad anello di circa 6,4km da ripetere 7 volte, per un totale di 45km. Organizzata dall’amico Enrico Vedilei, monumento dell’ultramaratona italiana, la gara riscuote il favore di tanti appassionati che esauriscono ogni anno rapidamente i 200 pettorali a disposizione. “Che dici, andiamo? con quell’anello sarà come correre in Merella”. Propongo la gara ad Ilaria nel mese di Dicembre e dopo qualche riflessione, anche lei decide di seguirmi in questa ennesima avventura. E un’avventura lo sarà veramente viste le condizioni che abbiamo trovato. Partenza al mattino alle 4.45 da Rovereto. Ilaria sale in macchina con i segni del cuscino ancora sulle guance e per circa 1ora, non si parla. Lei dormicchia, io ascolto la radio a basso volume: a Tortona e sulla A21 scende qualche fiocco di neve, presagio di ciò che ci aspetta. Colazione in macchina verso le 6.00 mentre viaggiamo, ormai siamo attrezzati per tutto. Arriviamo a Traversara alla 8.00 circa, un’ora prima della partenza. Fa davvero freddo, nevischia. Il riscaldamento è drammatico, perché si fa fatica a mettere in moto le gambe. Partiamo, Ilaria ha tante avversarie, il livello quest’anno è altissimo, anche in campo maschile. Premiano i primi 15 di classifica, penso che per me sarà praticamente impossibile. Con l’inizio della gara, il meteo peggiora, inizia a nevicare forte, il vento è gelido, i tratti in sterrato, circa il 20% del percorso, diventano ben presto fangosi, bisogna fare attenzione a non scivolare. Imposto subito il ritmo gara programmato: Vittorio, il nostro allenatore, la sera prima mi ha indicato 4.30/km per il primo giro, poi sui 4.25/km per la gara, con progressione negli ultimi 7-10km. Ilaria sta bene, è di fianco, ormai la conosco, la giornata è buona. Dopo il primo giro al comando della gara femminile c’è Francesca Rimonda, che sta avanti a noi una cinquantina di metri. Iniziano i ritiri, molta gente si ferma, alla fine saranno 152 gli arrivati, su 200 partenti circa. Noi andiamo avanti costanti, la gestione del ritmo è il mio punto di forza. Nel secondo e terzo giro iniziamo a superare diversi concorrenti: tra questi Mattia Di Beo e Nicola D’Alessandro, due forti ultramaratoneti, professionisti della fatica: passare loro significa che stiamo andando forte. “Stai bene?” dico a Ilaria “Si, andiamo avanti così che va bene” risponde Lei. E quando mi risponde così, capisco che la gara, a meno di cataclismi è vinta. Verso il 28°km, con la Rimonda vanti sempre 50-10metri, Ilaria improvvisamente aumenta il ritmo “Spiegami che cazzo stai facendo?” le dico a brutto muso, ormai con migliaia di km corsi fianco a fianco non mi formalizzo più. “No, niente” risponde lei tornando a ritmo. “Ecco brava niente. Se devi fare un’azione per vincere la gara, la fai all’ultimo giro, non adesso”. In realtà stava facendo un’ “ilariata” come le chiamo io, ovvero provare a prendere subito il comando della gara. Mancano ancora più di 17km, non c’è ragione di buttare via energie. Ilaria so che mi odia quando faccio così, ma in fondo sa che ho ragione. Proseguiamo sul ritmo e all’inizio del penultimo giro, senza fare strappi, raggiungiamo la Rimonda e con Lei un altro concorrente: visti i ritiri e la qualità della nostra gara, a questo punto inizio anche io a pensare ad un buon piazzamento nella classifica maschile. Corriamo 4-5km insieme, mi piazzo davanti alla carovana, Ilaria è subito dietro, senso che respira bene, il ritmo costante, intorno a 4.25/km non ci dà fastidio. Verso il km 35 mi giro, siamo soli: la Rimonda e l’altro concorrente si sono staccati. “Forza, non molliamo adesso. Divertiamoci” urlo a Ilaria: mi ricordo quello che ha detto Vittorio, l’ultimo giro va corso forte. E noi forte lo corriamo, sarà a 4.22/km di media, il giro più veloce della nostra gara. Verso il 40esimo chilometro superiamo Nicola Zuccarello, uno dei favoriti, capisco che si mette bene anche per me; superato l’ultimo tratto sterrato, restano 3km in asfalto, acceleriamo, Ilaria corre forte, faccio fatica a tenere il suo ritmo. Quando ha queste giornate, è irresistibile nella progressione. Come mio solito, quando vedo che la gara si mette bene, inizio a pronunciare frasi a caso, sul fatto che siamo forti, sul Milan, sul fatto che siamo imbattibili “Piantala e corri” mi dice Ilaria a due chilometri dalla fine. “OK capo” rispondo io abbozzando un sorriso. Corriamo gli ultimi due chilometri a 4.07 e 4.05 di media, i più veloci della gara. Ora, sia ben chiaro, io non vinco una volata nemmeno quando la faccio da solo, ma gli ultimi 300 metri di Ilaria sono da manicomio, a 30 metri da traguardo mi rialzo così posso dire in giro che l’ho lasciata passare per cavalleria, in realtà la sua volata è meravigliosa. Finiamo la gara ghiacciati ma felici. Un’altra avventura conclusa nel migliore dei modi, con un the caldo in Autogrill sulla via del ritorno. La Corsa è eterna finché dura. W la Corsa. Fabrizio Lavezzato