Roberto Moro alla Andersen Run
23 settembre Il nostro Roberto Moro ci racconta la sua nuova sfida….tutto da leggere, sembra di corrergli al fianco… Correre vicino al mare è bello, i trail di riviera sono per lo più deliziosi. Pensa e ripensa ho deciso di iscrivermi alla prima edizione dell’Andersen Trail di Sestri Levante un 22 chilometri con un D+ di quasi 1.300 metri che sabato, insieme al corto di 8 chilometri, inaugura una due giorni di corse levantine. Vorrei testare un ginocchio su un percorso che non gli faccia sconti. Dopo una caduta dalla bici di metà luglio vuole fare di testa sua ma su questo proprio non concordiamo. Che la corsa sia nuova lo si può apprezzare da diversi indizi. Lo staff al villaggio serve un cocktail composto di due parti di eccitazione, una di soddisfazione ed un paio di gocce di apprensione e lungo il percorso noti che hanno usato vernice e bandelle ogni 20 metri. Agli incroci e passaggi dubbi, poi, uno squadrone di volontari in pettorina gialla indica affettuosamente e pazientemente la via giusta. Ci siamo schierati sotto l’arco poco prima della partenza, prevista per le 14:30, in un angolo realizzato di fresco del parco cittadino intitolato a Nelson Mandela. Durante il briefing il titolato organizzatore definisce la corsa “tosta” e si lascia scappare un commento su un paio di passaggi “pericolosissimi”. Testuale. Le mogli che non corrono (la mia non fa eccezione) non si danno ragione che un’organizzazione non metterebbe mai consapevolmente passaggi realmente rischiosi sul percorso. Cominciamo quindi con il seguito in luna storta, le eventuali reversibilità previdenziali rischiano di non essere tanto attrattive. La partenza mista della 8 e della 22 amplifica l’effetto partenza a razzo. Quelli della corta ci danno dentro fin dalla prima ripida salita e tanti altri, emulandoli, dimenticano che ne avranno per un bel pezzo. Morale della favola come tante altre volte, prima della fine su qualche tratto in ripida salita, finirai con il vedere il volto di tanti dei quali nei primi due chilometri hai letto sponsor e società sulla schiena. Lasciando Sestri saliremo verso Punta Manara per scendere a Riva Trigoso e risalire verso Punta Baffe, puntare su Moneglia ed invertire la rotta. Su e giù, a “dente di sega”, sviluppo tecnico che non gradisco. Pazienza. Sui passaggi in quota avremo ai piedi il Golfo del Tigullio con la pinna di squalo del Monte di Portofino che chiude la quinta di terra e mare e cielo che si perdono a sud. Mare, sole, la buona stagione da queste parti si allontana più lentamente. La falce di case dai colori pastello che separa La Baia del Silenzio dalla Baia delle Favole vista da qui, in alto è di una bellezza che toglie il fiato. Siamo fortunati viviamo a pochi chilometri in auto da luoghi fra i più belli del Mediterraneo. Il bosco di quercia e rari castagni è riarso nonostante le recenti piogge, più in alto incontreremo macchie di alloro e di pini. I sentieri spesso sono di sabbia dorata, come se il vento la spostasse di qui al mare in un vai e vieni di millenni. Scendendo e salendo incontriamo scalinate di roccia naturale messe lì dal Signore alternate da quelle rozze ma efficaci costruite dagli abitanti del luogo che devono raggiungere fasce con orti e uliveti, Attraversiamo paesi minuscoli e gruppi di case raggiungibili con “creuze” di mattoni resi scivolosi dal muschio e dall’esposizione in sottovento. Intere famiglie stanno stendendo le reti sotto gli ulivi per la prossima raccolta, le anziane signore chiacchierano tra loro sugli usci accostati. Ancora un passaggio in un bosco di scheletri di pini anneriti dagli incendi di fine estate, lo specchio dell’acqua del mare liscio e morbido riflette il grigio delle matasse di cotone di nuvole plumbee. Scendo verso Sestri dopo aver patito l’ultima aspra tecnica discesa. Ecco l’arrivo, avevo perso i punti di riferimento del tempo, ho dimenticato a casa l’orologio e non ho domandato lungo la via. Tutto sommato è andata. Il ginocchio ha tenuto. Vedremo domani.