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Cronaca di una rinuncia … (una cronaca nello stile di Roberto Moro)

Il .

18 marzo  Oggi ho rinunciato all’ultimo momento ad una gara. È la prima volta che capita. Mi viene voglia di scriverne, forse la Musa giusta mi aiuterà a metabolizzare. Potrebbe avere influito questa primavera giocherellona, in arrivo, che ci sta regalando un marzo freddo, piovoso ed aspro? In settimana correndo con Marco ho incontrato Gianni, che lo accompagnava. È un ragazzo del varesotto, naturalizzato novese che milita con i nostri colori. Tra i suoi racconti magari mi ha condizionato quello di un ritiro da una gara maturato nella palestra dove era allestito il campo della notte precedente. Al momento della partenza non si sentiva, ha rifatto i bagagli ed è tornato sui suoi passi. Lì però si trattava di un ultratrail di oltre cento chilometri. Cose che se non sei convinto fino in fondo non puoi proprio nemmeno cominciare. Per quel che mi riguarda stiamo parlando della dieci chilometri di Predosa, oggi declinata a causa del maltempo in una stradale tuttoasfalto con partenza dalla cantina di Mantovana. Non è proprio la stessa cosa. Ero d’accordo con Marco, Gianni e Maurizio di fare equipaggio. Se fosse pugilato a loro potrei giusto fare da “sparring partner” sperando che non usino la mano troppo pesante. Nel tennis si dice che sia consigliabile giocare sempre con chi è più forte, questo aiuta a migliorare, probabilmente vale in generale. Appuntamento alle 8 e poco più. Con Massimo Giacobbe, poi, ci eravamo scritti che si poteva correre fianco a fianco e viverla condividendo, lui reduce da una settimana costipata io da una di recupero. Ieri sera ho preparato lo zaino, stamattina sveglia alla solita ora, colazione, faccende, vestizione. Tutto regolare. Poi, inaspettato, ecco arrivare un amico, un inconveniente fisico che era venuto a trovarmi qualche anno fa e che si è trovato così bene da voler restare ad abitare in me. Chiamiamoli primi bagliori di un crepuscolo, data l’anagrafe. L’amico mi riduce immediatamente ad uno straccetto da lavare per terra e mi fa normalmente compagnia tra un’oretta e una mezza giornata. Sceglie lui. Nel frattempo il destino tesseva inesorabile. Uno scroscio di pioggia violenta si è manifestato in singolare assonanza con l’apparizione di mia moglie. Pur se assonnata la “ragazza” è sempre nell’esercizio delle sue funzioni. La sentenza ha recitato così: “se non stai bene, con questo tempo, a fare una gara non ci vai”. Niente da dire sulla logica, ci mancherebbe. Al mio tentativo di resistenza un uno – due del tipo: “mi pare che la corsa in questo periodo ti faccia perdere il senso della misura e comunque non sono d’accordo che tu vada” ha chiuso rapidamente la partita. Mi sono recato all’appuntamento munito di ombrello, con il morale sotto i tacchi ed un poco di vergogna. Quando ho detto che mi spiaceva ma non ero in forma e non sarei andato ho letto nei loro occhi delusione e comprensione. Marco, serenamente, mi ha apostrofato: “figurati, nessun problema, spiace per te che non puoi farla”. Solidarietà e cameratismo sono tra gli ingredienti base del mondo delle corse amatoriali.

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