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Il racconto di Fabrizio Lavezzato e della “sua” Ultra del Gran Sasso

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30 luglio - "Domenica 30 luglio ho partecipato all’Ultramaratona del Gran Sasso d’Italia, tornando sulle strade abruzzesi per la terza volta, dopo le edizioni del 2019 e 2021. Il percorso di questa gara è, a mio avviso, uno dei più affascinanti del panorama italiano di ultramaratona. Partenza ed arrivo sono fissati nello splendido borgo di Santo Stefano di Sessanio, un’autentica perla paesaggistica, dominata dall’imponente Torre Medicea. Circa 80 residenti che ogni anno a fine luglio ospitano un numero sempre crescente di podisti: oltre 500 i partenti di questa edizione, con iscrizioni chiuse ampiamente in anticipo per motivi di capienza delle strutture. Podisti provenienti da ogni parte d’Italia, sintomi che questa manifestazione, perfettamente gestita da Franco Schiazza, è ormai entrata nel cuore di tutti noi. Partenza alle 8,30. Il percorso ormai lo conosco come le mie tasche. Primi 10km relativamente facili, da Santo Stefano a Calascio. Facili ma traditori, perché se si spinge troppo sul tracciato favorevole, le gambe mancheranno dopo. I più forti scappano subito via, io faccio il mio passo e mi ritrovo in un gruppetto con un ragazzo siciliano di Ragusa, uno di Cesenatico e con la campionessa italiana di 24h Eleonora Corradini, che vincerà la gara femminile. Dopo il transito a Calascio e la successiva discesa, intorno al km 12 iniziano i primi tornanti in salita verso Castel- del Monte. C’è il sole ma si corre bene considerando che siamo a fine luglio. Bisogna stare solo attenti all’idratazione perchè qui l’ombra non si trova mai. L’amico di Cesenatico si stacca in salita e dopo il passaggio nel centro abitato di Castel del Monte, lungo i tornanti che portano a Passo Sella (21km circa), perdiamo anche il ragazzo di Ragusa. Io salgo regolare insieme ad Eleonora, c’è fatica ma si corre e superiamo altri atleti. Nella discesa verso il check point del km26, prendo qualche decina di metri di vantaggio su Eleonora. Siamo in arrivo a Campo Imperatore, con la sua spianata mozzafiato e le sue insidie (mi ricordo bene la grandine del 2019). Teoricamente entriamo nel tratto di gara che mi è più congeniale. Fino al km 40 infatti la strada è abbastanza piatta e si potrebbe prendere un buon ritmo. Già dai primi tratti però mi rendo conto che sarà durissima. Inizia infatti a tirare un vento contrario fortissimo, rischio per due volte anche di perdere il berretto e sono costretto a rallentare. Sarà così fino al km 40. Inizio ad avere qualche problema di stomaco, per cui decido di saltare l’ultimo gel e di bere solo acqua. Al km 38 la strada risale, io proseguo abbastanza bene, ma mi rendo conto d’aver speso tanto. Mi affianca un ragazzo accompagnato in bici da un amico. “Dai che il peggio è passato” mi dice e poi ancora “Io sono alla mia seconda ultra”. “Questa per me è la numero 21, ma ormai ho 50 anni e devo smetterla di fare ste cose” gli rispondo sorridendo. “io ho 34 anni ma Firmerei per arrivare a 50 anni così” mi dice ancora “Beh guarda, se vuoi facciamo a cambio subito” chioso io e sorridiamo entrambi. Scollinato il km 40 inizia l’ultimo tratto in discesa, quello che riporta a Santo Stefano, 10km in cui si può spingere se uno ne ha. Io cerco di fare tutto il possibile. Mentre scendo nei tornanti dietro di me scorgo altri concorrenti che stanno rinvenendo. Vedo le maglie rosse della Manopello, so che c’è Fabio Amabrini, atleta forte e della mia categoria. Strigno i denti sugli ultimi 300m di strappo al km 46 e poi nell’ultima parte della discesa do anche quello che non ho per mantenere la mia posizione. All’arrivo nel paese, girando l’ultimo tornante della montagna, mi volto, ho sicuramente almeno 200m di vantaggio, corro sorridendo gli ultimi tratti, giro a destra il breve rettilineo verso il traguardo. Lo speaker mi chiama per nome, ricordando le mie partecipazioni alla gara, un po’ mi emoziono. Taglio il traguardo sfinito, 11esimo assoluto e secondo di categoria. Il tempo finale, 3h57’ circa, forse poteva essere migliore, ma il vento oggi è stato davvero ingestibile. E comunque, vento o non vento, bisogna essere realisti. Lo scorso anno di questi tempi non riuscivo nemmeno a camminare e adesso ho portato a casa dignitosamente una delle gare più belle, certamente una delle mie gare del cuore. Va bene così. La Corsa è eterna finchè dura. W la Corsa. Fabrizio"

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