9 Maggio - Corato, comune in provincia di Bari, ha ospitato domenica 9 maggio la quarta edizione della 6 Ore Coratina, gara valida anche come Campionato Italiano IUTA di specialità. La decisione di prendere parte a questa gara è maturata a fine marzo, quando avrei dovuto partecipare alla 6 Ore di Biella, ma un problema fisico nelle ore immediatamente precedenti la gara mi aveva costretto, mio malgrado a rinunciare. Ci ho pensato bene, perché Corato è dall’altra parte dell’Italia, ma a convincermi è stato l’entusiasmo del Direttore Tecnico della gara, l’amico Riccardo Blasi, che mi ha chiesto più volte di valutare la trasferta. Ho fatto bene a dargli retta. Corato è una cittadina molto bella e, per 48 ore mi sono sentito come se fossi a casa: nonostante i protocolli di sicurezza, infatti, il calore di Riccardo e di tutti i coratini si è fatto sentire nei confronti dei partecipanti, soprattutto di quelli provenienti da lontano. La gara è stata dura, come nelle previsioni. Era la mia prima gara a circuito, lungo un percorso ad anello di poco più di 1,2km: un tracciato molto impegnativo, sia per i diversi tipi di asfalto che si dovevano attraversare, sia per alcune pendenze che, percorse per 6 Ore di fila, hanno lasciato il segno nei nostri muscoli. Senza parlare poi del meteo, con un sole battente e circa 25°C, un vero e proprio anticipo d’estate, soprattutto per chi ha vissuto il clima alessandrino degli ultimi mesi. La competizione è partita alle 10.00 in punto. Il mio obiettivo era quello di avvicinare i 70km: il mio allenatore Vittorio Polvani insiste molto sulla regolarità in questo tipo di competizione. Sono partito in maniera e, nonostante il garmin sia “impazzito” quasi subito sul percorso a circuito, ho corso a sensazione impostando un passo molto regolare. Questa strategia alla lunga ha pagato perché mia moglie che ha seguito la gara con gli aggiornamenti della classifica, mi ha detto nel dopo corsa che nelle prime fasi ero molto indietro in classifica, poi pian piano ho cominciato a scalare le posizioni. Evidentemente chi era avanti ha pagato uno sforzo troppo grande nelle prime ore di gara. Il percorso a circuito mi piace. A Pasturana mi alleno spesso su un anello da 1,5km intorno a casa, per cui dal punto di vista mentale ho sofferto poco. Diciamo che le complicazioni sono andato a cercarmele poco dopo la terza ora, quando sono inciampato nei pressi del traguardo e sono finito lungo in terra, facendomi un po’ di escoriazioni su ginocchio, gomito ed avambraccio. Cose che capitano, ho perso un paio di minuti, ma poi sono ripartito. Il momento più duro della gara è stato alla fine della quarta ora, quando ormai i ristori non erano più fruibili a causa del sole battente e del gran caldo: si era surriscaldato tutto. La fatica ha avuto un attimo il sopravvento, non ho visto che l’organizzazione distribuiva delle bibite fresche per cui ho fatto 4-5km senza dissetarmi. Quando sono arrivato ad afferrare una lattina di pepsi-cola, l’ho finita troppo rapidamente per cui ho avuto qualche problema di stomaco. Mi sono un attimo spaventato, ho rallentato ma poi pian piano sono ripartito. Al ritiro non ho mai minimamente pensato. Gli ultimi 2-3 giri sono stati molto emozionanti, ma la gioia più grande l’ho avuta tagliando il traguardo, quando ho visto che, seppur di poco, sono riuscito a superare i 70km, classificandomi al quinto posto della classifica maschile e secondo di categoria M45. Una soddisfazione inattesa, che mi gratifica anche per le tante ore spese in allenamento nei mesi scorsi. Fabrizio Lavezzato