Ho corso le polverose e piatte strade bianche che conducono all’”ambiente Scrivia". È stato venerdì con Marco, incontrandoci via San Bovo da dove abbiamo sconfinato verso La Merella ed oggi con Davide (Tito) e Raffaele con i quali, dopo la solita punta nei pressi della Chiesa che ospita l'affresco del Boxilio, siamo scesi nel BassoPieve e di lì ad uno degli infiniti giri possibili. Poche le differenze nel gesto atletico e negli stati d'animo. Passo cadenzato, velocità media, chiacchiere rilassate sui soliti discorsi altrettanto medi dei maschi di più o meno mezz'età. Stesso vento, a volte a salti a volte teso, che sta battendo i suoli riarsi di questo marzo 2019 più secco di un guscio di noce. La differenza vera l’ha fatta il cielo. Oh cielo! Correre regala un punto di vista dal quale, facilmente, si è colti da folgorazioni per immagini, istantanee di ambienti e luoghi che sono allo stesso tempo sempre sotto i nostri occhi e a volte difficili da afferrare. Viviamo per lo più chiusi in ambienti chiusi. Per lavoro, per diletto, per faccende siamo “insiders" con il gusto del ripararsi. Ci hanno insegnato a temere ed evitare freddo e caldo, a consumare energia per evitarli. Abbiamo imparato fin troppo in fretta. Correre è ecologico, anche per lo spirito. Venerdì sono stato quasi abbattuto dalla bellezza di un tramonto incredibile. I toni dell'oro, degli arancioni, dei rosa e dei viola che illuminavano nubi ed orizzonte non arrestavano la loro mutazione. Oggi la volta (celeste) era abitata da enormi batuffoli di vapore che declinavano dal grigio perlaceo all'argento al “fumo di Londra". Attraversare le nostre campagne con queste immagini negli occhi è un effetto collaterale di un passatempo semplice e primitivo. Marzo è pazzerello, i runners se lo godono così com’è, chi non è dei nostri ci pensi, “ogni lasciata è persa”.